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FORMAZIONE

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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-03-21 ad oggi 2010-04-14

PROFESSIONISTI - L'assedio di Europa e low cost di Dario Di Vico

Tags: concorrenza, europa low cost, professionisti

Dentro il mondo delle professioni si è aperto negli ultimi mesi un dibattito molto vivace. È una discussione che segue linee interne e filtra poco all`esterno anche perché, presi categoria per categoria architetti e commercialisti, dentisti e avvocati, notai e ingegneri, restano comunque degli Invisibili. Del resto la Grande Crisi impone loro non solo di contabilizzare le perdite, quanto fatturato se ne è andato in fumo, quanti studi sono a rischio chiusura, quanti collaboratori dovranno restare a casa, ma anche di provare a pensare cosa accadrà domani.

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare.. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio..

 

Il Mio Pensiero (Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF ):

…..

Non si è parlato di come incrementare del 3-5% a costo zero le pensioni dei Libero Professionisti attraverso il 2% sul lordo che comunque oggi si versa agli ordini che scialacquano soldi in fasulle casse di previdenza, senza fare quello che dovrebbe essere la loro reale competenza, ovvero la Formazione Continua Gratuita On-Line a costo zero per i propri iscritti, accrescendo inoltre il numero dei soggetti a tutti i i dipendenti sia pubblici che privati, diplomati delle medesime scuole, per diventare Enti di reale controllo della qualità e bontà Tecnica Professionale, come per esempio è per l'ambiente, vera qualità nelle Norme Europee EMAS, fasulla Qualità nelle vuote e Norme internazionali ISO 140000

La riforma degli Ordini Professionali deve essere fatta trasformandoli in Enti Certificatori di Professionalità dei propri iscritti.

La qualità deve essere mantenuta con una Formazione Continua che deve essere attuata e gestita dai medesimi Ordini personalmente gratuitamente, online.

Ogli Ordini Professionali devono accedere anche i Lavoratori dipendenti di aziende pubbliche e private.

Agli Ordini Professionali devono essere versati i contributi annuali versati già ora ai collegi provinciali.

Incremento delle Pensioni dei Professionisti a costo 0 , trasformando l'attuale contributo del 2% sul lordo ( e quindi di oltre il 3-5 e più % sul netto, ed in maniera inversamente proporzionale alle spese dichiarate) in contributo gratuito aggiuntivo per il sistema pensionistico, consentendo l'unificazione contributiva volontaria anche con quella di dipendente, liberando inoltre il sistema dagli assurdi ed inutili costi di gestione attuali del 20-25%, essendo autosufficiente per la gestione degli Ordini Professionali il contributo di iscrizione agli albi (superiore ai 120 Euro per iscritto) per le attuali spese degli Ordini professionali. Tali entrate saranno senz'antro enormemente decuplicate con la liberalizzazione dell'iscrizione, in forma semplificata per le competenze abilitate, a costo ridotto per i dipendenti di Aziende private e pubbliche, integrate dai contributi per la Formazione Continua

Per. Ind. Giocomo Dalessandro

La Posizione di:

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2010-03-21

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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2010-03-21

PROFESSIONISTI - L'assedio di Europa e low cost di Dario Di Vico

Scritto alle 08:26

Tags: concorrenza, europa low cost, professionisti

Dentro il mondo delle professioni si è aperto negli ultimi mesi un dibattito molto vivace. È una discussione che segue linee interne e filtra poco all`esterno anche perché, presi categoria per categoria architetti e commercialisti, dentisti e avvocati, notai e ingegneri, restano comunque degli Invisibili. Del resto la Grande Crisi impone loro non solo di contabilizzare le perdite, quanto fatturato se ne è andato in fumo, quanti studi sono a rischio chiusura, quanti collaboratori dovranno restare a casa, ma anche di provare a pensare cosa accadrà domani.

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In concreto di prefigurare un moderno modello di attività che faccia propria la cultura organizzativa tipica delle imprese ma salvaguardi - anzi esalti - il contenuto intellettuale e non replicabile dei saperi professionali. Vasto programma, soleva dire il generale Charles De Gaulle, ma d`altro canto a cosa serve minimizzare? L`elenco delle doglianze separato dal tentativo di dare forma al domani rischia comunque di apparire un esercizio sterile. Prendiamo il caso del settore delle prestazioni professionali low cost.

In diversi campi, dalla consulenza legale alle cure dentistiche fino alla compilazione delle dichiarazioni dei redditi, hanno conquistato spazio formule di business a prezzi bassi. La loro genesi e natura è diversa, si va dal turismo odontoiatrico in Ungheria e Croazia ai negozi di franchising legali, dalle società di contabilità ai Caf. Queste iniziative hanno alle loro spalle in qualche caso capitali stranieri, in altri associazioni di rappresentanza con presenza capillare sul territorio, in altri ancora stanno sollecitando la mobilitazione di capitali italiani, ma il minimo comune denominatore è un drastico cambio delle regole della concorrenza.

Al tradizionale passaparola subentra la pubblicità più diretta e aggressiva ma soprattutto giocano una carta che almeno inizialmente appare vincente: vanno incontro a una domanda dei consumatori che cercano prestazioni standardizzate a prezzi contenuti. I professionisti obiettano che spesso si tratta di prestazioni di bassa qualità se non peggio. Ma cambia poco, la verità è che il low cost appare come un segmento non transitorio della struttura stessa del mercato dei servizi professionali. E non lo si può esorcizzare a colpi di scomuniche.

Secondo tema, l`organizzazione degli studi. Partiamo pure da un dato (positivo) fornito dall`indagine del Censis sul terziario italiano presentata venerdì scorso. La considerazione che gli italiani - prezzi a parte - hanno dei professionisti è tutto sommato buona. Solo il 16,2% degli intervistati dà un giudizio di scarsa o nulla efficienza di professionisti e consulenti. Nel Nordest la percentuale è ancora più bassa, solo il 10,8% del campione esprime una bocciatura.

Sono giudicati più efficienti dei professionisti solo i centri commerciali, la telefonia mobile e Internet. Mentre dagli alberghi al trasporto pubblico locale passando per assicurazioni, aerei, banche, servizi postali, sanità, tutto il resto del terziario viene considerato meno efficiente. La qualità percepita dei professionisti è dunque alta. Se poi però andiamo a vedere la capacità di generare valore aggiunto degli stessi servizi professionali e di consulenza in un periodo che va dal 2005 al 2007 le professioni made in Italy sono le cenerentole d`Europa.

La media europea è del 16% e noi siamo invece al 4,4%, largamente sopravanzati dunque dai Paesi con i quali ci interfacciamo come Francia, Germania, Belgio e Olanda. Ben visto dagli italiani, incapace di generare valore, il sistema delle professioni è però anche poco internazionalizzato, con l`eccezione degli architetti e dei legali - i

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servizi alle imprese, professionali e tecnici hanno un saldo negativo della bilancia commerciale di 2,2 miliardi di euro (dati 2008).

Compriamo dunque dall`estero più servizi di quanto ne esportiamo. Mettendo insieme tutte queste valutazioni si ricava l`impressione che le professioni made in Italy rischino di rimanere stritolate da una tenaglia, siano minacciate in basso dalla nuova concorrenza low cost e in alto dai servizi qualificati forniti dai Paesi nostri partner nella Ue. Serve, dunque, uno scatto. Senza snaturamenti, senza arrivare a industrializzare forzosamente il settore, anzi conservando e innovando quello che un attento sociologo come Gian Paolo Prandstraller chiama "il carattere filosofico" delle professioni.

Occorre lavorare per creare i presupposti di un moderno terziario personale che ampli la capacità consulenziale delle singole professioni e che sappia aprirle a nuovi ambiti di responsabilità. Cosa possono fare le professioni mediche per contribuire a razionalizzare la spesa sanitaria e sviluppare una cultura della prevenzione? Cosa possono fare le professioni contabili per aumentare la trasparenza e rinnovare il patto fiscale tra cittadini e Stato? Cosa può fare la politica per far dimagrire la pubblica amministrazione e devolvere competenze alle professioni in un`ottica di sussidiarietà? In tutti i casi viene da rispondere "molto".

Tutto ciò richiede che la riflessione venga allargata ad almeno altri due ambiti, le forme organizzative degli studi e la rappresentanza. Per creare valore aggiunto e reggere l`urto della doppia competizione i professionisti devono riflettere su tutte le forme di aggregazione, siano esse a rete, trasversali o quant`altro. Ma se non si vuole che il grande capitale "colonizzi" i saperi è necessario poter mettere in campo una massa critica di investimenti e competenze. Gli uni e le altre.

Ci vogliono studi più moderni, modalità di relazione con i clienti più in sintonia coni tempi, capacità di attrarre i talenti e di non mortificare i giovani. Come ricorda proprio Prandstraller la forma organizzativa dell`ospedale è nata quando occorrevano investimenti in tecnologia che il singolo medico non poteva sicuramente permettersi. È questa - mutatis mutandis - la strada maestra per irrobustire le professioni italiane, per esaltarne la capacità di creare valore e sarebbe sicuramente un passo in avanti se lo riconoscesse anche chi ha pensato che il settore potesse diventare competitivo solo a colpi di lenzuolate.

Infine la rappresentanza. L`ingresso di Confprofessioni nel Cnel è un piccolo segnale positivo. Qualche Camera di Commercio, come Milano, si sta muovendo nella stessa direzione. Non ha senso aprire una discussione sull`abolizione degli Ordini che oggi distoglierebbe forze e intelligenze dai veri obiettivi del dopo crisi. Ma una cosa è la vigilanza, altra la rappresentanza. Non si può rifiutare di essere assimilati alle imprese e poi chiedere, per altro giustamente, che la Tremonti ter sia estesa anche agli investimenti immateriali necessari per rilanciare uno studio.

L`impressione è che si stiano via via creando i presupposti per "un Capranica delle professioni", per un movimento che - come è accaduto per le associazioni della piccola impresa, dell`artigianato e del commercio porti alla semplificazione della rappresentanza e alla creazione di un nuovo soggetto dotato di massa critica e idee innovative.

Dario Di Vico

ddivico@rcs.it

 

 

 

PROFESSIONISTI - L'insospettabile modernità del geometra - Prandstraller

Scritto alle 07:31

Tags: geometri, prefessionisti, servizi

La professione di geometra attesta col suo stesso esistere la trasformazione d’una categoria professionale in sintonia con il contesto economico in cui viene a svilupparsi. Quando nel 1929 fu promulgata la legge professionale che riguardava i geometri (R.D. 11 febbraio 1929 n. 274) l’economia era sostanzialmente agricola e la società industriale di là da venire, salvo in alcune aree innovative del paese.

Chi era il geometra nell’antichità? Semplicemente il misuratore delle terre. Presso i Romani esisteva il "mensor" che tracciava le linee perimetrali degli accampamenti militari. Possiamo immaginare che quando Romolo segnò con l’aratro il perimetro di Roma antica rivestisse (tra le altre) anche questa funzione.

Allorché in Italia la professione fu riconosciuta, il geometra era una sorta di factotum che soprattutto nelle campagne consigliava e aiutava piccoli proprietari, affittuari, mezzadri, artigiani, commercianti, ecc., nella misurazione di terre, nella determinazione di confini, nei progetti di piccole costruzioni agricole e commerciali, nelle divisioni e perfino in certi contratti.

La configurazione moderna del geometra comincia a delinearsi dopo la seconda guerra mondiale, quando questo professionista è chiamato a compiere attività non più riconducibili soltanto all’ambito rurale, ma anche a quello edilizio-industriale, collegate col boom del nostro paese negli anni ’50 e ’60. Tali attività investono il settore edilizio perché la legge garantisce al geometra la possibilità di progettare "modeste costruzioni civili", e piccole costruzioni accessorie in cemento armato che non richiedono particolari operazioni di calcolo e non implicano pericoli per l’incolumità delle persone.

Questo tipo di competenza è coerente con la tipologia di certe costruzioni della provincia italiana, chiamate col termine convenzionale di "villette", abitazioni familiari di piccole dimensioni, dotate di giardino, salotto, taverna, ecc.; oppure di condomìni che non implicano particolari calcoli di cemento armato, per i quali il geometra riceve, quando occorre, il soccorso d’un ingegnere.

Simili competenze fanno del geometra un personaggio della società industriale; attivo nei processi di

miglioramento abitativo delle zone rurali ma anche delle periferie urbane, in tutti i lavori di costruzione e di adattamento di case, che vengono espletati con la minore spesa possibile; con esiti estetici spesso discutibili, ma con l’innegabile pregio d’un basso costo.

A tali competenze si sovrappongono quelle che riguardano le divisioni, le stime, le operazioni contabili e amministrative, la contabilità e liquidazione dei lavori, le mansioni di perito comunale, le attività di perito presso i tribunali, ecc. – nell’insieme un insieme più che rispettabile.

Tali caratteristiche oggi persistono sia perché il geometra mantiene presso la popolazione un ruolo di consulente facile da avvicinare, e capace di sbrigare attività specifiche senza emettere parcelle gravose; sia perché la professione è in evoluzione anche da un punto di vista tecnico attraverso l’accesso alla laurea triennale in Tecnica del Territorio e alle cosiddette Scienze Geo Topo Cartografiche Estimative Territoriali ed Edilizie; il che ne allarga l’ambito d’azione e nello stesso tempo lo qualifica, anche se pone spesso il geometra in contrasto con ingegneri, architetti, periti agrari e agronomi con i quali la sua sfera di competenza spesso s’incrocia (come tuttavia già prevedeva la stessa legge del 1929). In proposito si può dire che, crisi a parte, c’è spazio operativo per tutti, anche se non scevro da conflitti.

I geometri Italiani sono circa 92.000 e possiedono oltre all’Ordine un’importante Cassa di previdenza e assistenza. La loro numerosità unita alla serie di prestazioni nelle quali continuano a cimentarsi con notevole fortuna, ne fa una frazione non trascurabile della nuova classe media. Sono l’esempio d’una professione minore che tuttavia in un mondo evoluto ha un’importanza tangibile, sostenuta da una diffusione capillare sul territorio.

Gian Paolo Prandstraller

 

 

REPUBBLICA

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2010-03-21

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2010-03-21

 

il SOLE 24 ORE

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2010-04-14

Primi passi verso lo statuto delle professioni

di Andrea Maria Candidi e Cristiano Dell'Oste

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Lunedí 12 Aprile 2010

"Dai nostri archivi"

Alfano e Ordini puntano a una riforma condivisa

Alfano: "Riforma degli ordini professionali entro il 2013"

Un percorso necessario per la qualità

La nuova avvocatura al Senato dal 18 marzo

ORDINI E PROFESSIONI / Quando la riforma parte dal basso

 

Nell'agenda dei presidenti degli Ordini, la data è cerchiata in rosso: 15 aprile – giovedì prossimo – giorno dell'incontro con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Secondo le aspettative della vigilia, dovrebbe essere il momento di svolta per la riforma delle 25 professioni regolamentate: dai commercialisti agli avvocati, dai consulenti del lavoro agli ingegneri.

L'obiettivo del ministro è arrivare alle nuove regole entro il 2013, cioè entro la fine della legislatura. I nodi da sciogliere sono molti – su tutti, quello delle tariffe minime – ma i tecnici del ministero e i rappresentanti delle categorie si sono incontrati spesso negli ultimi mesi. Con un paziente lavoro di tessitura dal quale è uscita una road map in due tappe: prima lo statuto con i principi generali; poi il riordino per ogni categoria.

Tra gli addetti ai lavori non manca una certa diffidenza, giustificata – quanto meno – dal fatto che di riforma delle professioni si parla da anni, senza mai arrivare a risultati concreti. La sensazione diffusa, comunque, è che questa possa essere davvero la volta buona.

Il punto più delicato sarà la reintroduzione dei tariffari con gli onorari praticati dai professionisti. Secondo il ministro Alfano servono tariffe "semplici, eque, comprensibili ai cittadini, e chiare" (si veda il Sole 24 Ore del 7 aprile scorso). Si tratterebbe, quindi, di tornare in qualche modo ad avere dei prezzi minimi, al di sotto dei quali non si può scendere.

Una prospettiva che non piace al presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, secondo cui le tariffe sono "un labirinto dove solo i professionisti sanno orientarsi". Anzi, ancora venerdì scorso lo stesso Catricalà si è augurato che presto possa ripartire il processo delle liberalizzazioni, fermo da due anni, con un occhio di riguardo al settore delle libere professioni.

Le categorie, dal canto loro, lamentano una situazione difficile, ma non sembrano ancorate all'idea delle tariffe minime. Il presidente degli ingegneri, Giovanni Rolando, denuncia che molti professionisti lavorano sottocosto, rischiando il fallimento e non potendo curare adeguatamente le prestazioni. Ma Massimo Gallione, a capo degli architetti, chiede espressamente le tariffe minime solo per i lavori pubblici, così come Fausto Savoldi, presidente dei geometri.

Discorso a parte per gli avvocati, anche perché qui pesa come un macigno la riforma attualmente al vaglio dell'assemblea del Senato (atto S 601). Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, ricorda come l'appuntamento sia atteso da ormai oltre settant'anni e ritiene "che l'invito del ministro alla collaborazione non implichi l'abbandono del progetto di disciplina speciale". D'altra parte, sottolinea Alpa, "qualora vi fosse un contrasto tra norme generali e regole speciali, sarebbero queste ultime a prevalere". Il ripristino dei minimi tabellari trova comunque d'accordo il mondo forense sebbene venga sottolineata la necessità di procedere alla massima semplificazione.

Non ne fa invece una battaglia di religione il vertice dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Nonostante si trovi favorevole al ritorno delle tariffe, Claudio Siciliotti, presidente del Cndcec, sostiene convinto il principio in base al quale non debbano essere vincolanti. Tanto nei massimi, quanto nei minimi.

Un atteggiamento liberista, quello del vertice dei commercialisti, che si riscontra anche nei confronti di altri temi sul tappeto. Ad esempio il secco "no" al numero chiuso per l'accesso. L'articolo 33 della Costituzione, che subordina l'abilitazione all'esercizio professionale al superamento di un esame di Stato, ritiene Siciliotti, è l'unico punto di riferimento. L'esame di abilitazione, in sostanza, non è una barriera, ma un necessario strumento di selezione.

Argomento che trova le categorie spesso sulla stessa lunghezza d'onda è la possibilità di farsi le ossa nella professione ancor prima della fine del percorso di studi. Parte del tirocinio o del praticantato, afferma Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, deve essere svolta prima della laurea. Posizione molto simile a quella espressa da Rolando che, per quanto riguarda gli ingegneri, vede di buon grado l'introduzione dell'apprendistato durante gli studi. Per i consulenti del lavoro, inoltre, l'aggiornamento delle tariffe è una necessità assoluta, considerato che quelle in vigore risalgono a oltre 18 anni fa.

Un percorso necessario per la quailtà

Alfano e Ordini puntano a una riforma condivisa

Alfano: "Riforma degli ordini professionali entro il 2013"

 

 

 

 

 

 

Un percorso necessario per la qualità

di Gian Paolo Prandstraller

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12 Aprile 2010

La riforma delle professioni torna tra i temi forti dall'agenda politica. Considerati gli innumerevoli tentativi di arrivare al riordino dell'assetto delle attività intellettuali è lecito chiedersi se il nuovo "tavolo" di confronto tra il Guardasigilli e ben 25 professioni regolamentate porterà davvero a qualche risultato.

In effetti, ci sono molte ragioni perché, questa volta, un risultato possa essere finalmente raggiunto.

Il momento è certamente favorevole a un'intesa: l'attuale ministro della Giustizia, Angelino Alfano, sembra non avere pregiudiziali verso il mondo professionale e i professionisti sanno bene che non conviene a nessuno irrigidirsi su elementi secondari.

Non vi sono poi problemi insolubili, alcuni appaiono addirittura stramaturi.

Penso, ad esempio, al riconoscimento delle società di professionisti dotate di capitali adeguati. È sufficiente sia accettato il principio che queste società non possano evolvere in società controllate da soci di solo capitale, cosa fattibile attraverso opportune norme tecniche.

Quanto alla pubblicità, è oggi follia non consentire ai professionisti qualche forma di pubblicità, utile ormai, tra l'altro, alla loro individuazione specialistica.

Ancora, penso alla questione – molto dibattuta in passato – del riconoscimento delle associazioni professionali accanto agli ordini. Anche in questo caso si tratta di una questione sulla quale l'intesa non dovrebbe essere così complessa.

Per esempio, potrebbe essere accettata la vecchia idea del "doppio universo" (ordini più associazioni), assegnando alle associazioni la tutela degli interessi degli iscritti, agli ordini quella dei comportamenti, cosa in gran parte già esistente nell'assetto attuale.

In realtà le professioni italiane hanno bisogno di tranquillità e di allargamento intelligente delle proprie funzioni.

Dopo essere state lungamente contrastate, corrono il rischio di un collasso economico. Questo rischio si sconfigge con il lavoro paziente e con una ricucitura che le rimetta in gioco, avendo cura di chiedere di poter svolgere nuove attività attraverso le quali recuperare la propria economia e il prestigio sociale, specie in favore dei giovani.

Vi sono molti ambiti di azione pubblica che non riescono a farcela, presentano inefficienze e ritardi. Le professioni sono un'ottima via per assorbirli e dimostrare che possono funzionare.

Altre attività possono derivare dal desiderio di adeguarsi alle richieste della popolazione anche in campi vicini al proprio.

Ritengo dunque che per le professioni sia il momento di arrivare a un risultato per quanto riguarda la parte legislativa, e di pensare realisticamente e senza alcuna acrimonia al proprio futuro nel migliore senso economico-funzionale.

Sono certo, d'altronde, che il ministro della Giustizia Angelino Alfano è consapevole di tutto ciò e d'altronde conosce l'importanza del lavoro professionale nella fase economica presente. L'intesa, dunque, non dovrebbe essere difficile.

12 Aprile 2010

 

 

 

 

 

Alfano e Ordini puntano a una riforma condivisa

di Federica Micardi

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8 aprile 2010

Alfano e Ordini puntano a una riforma condivisa

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"Dai nostri archivi"

Primi passi verso lo statuto delle professioni

Alfano: "Riforma degli ordini professionali entro il 2013"

Un percorso necessario per la qualità

ORDINI E PROFESSIONI / Quando la riforma parte dal basso

Alfano: "Meno male che c'è Napolitano"

Una riforma condivisa. Le indicazioni sulle professioni fatte ieri al Sole 24 Ore dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, coincidono in molti punti con le proposte fatte dagli Ordini. Il banco di prova sarà l'incontro del 15 aprile tra Alfano e le 25 professioni regolamentate.

Non si tratta, però, di un appuntamento che ha lo scopo di sondare la posizione dei diversi Ordini. Questo lavoro è già stato fatto. Negli ultimi mesi dello scorso anno, infatti, si sono svolte numerose audizioni tra tecnici del ministero, parlamentari e categorie iscritte agli albi, per parlare di questo tema. E il Cup, il Comitato unitario delle professioni, ha poi redatto un documento finale, consegnato al ministro, in cui vengono riassunti i punti che la riforma delle professioni intellettuali dovrebbe trattare.

"Si tratta di un documento condiviso - spiega la presidente del Cup, Marina Calderone – che riassume i temi da affrontare e le possibili soluzioni". Sul piatto ci sono: la necessità di distinguere in modo chiaro e non fraintendibile chi è "professionista" e, quindi, ha svolto l'esame di Stato ed è iscritto a un albo, da chi svolge una professione intellettuale come lavoratore autonomo; l'obbligo di formazione continua, per tenere dietro a un mercato in continua evoluzione (anche tecnologica); l'esigenza di rispettare la normativa europea sul fronte della pubblicità e degli obblighi assicurativi; la volontà di costituire società tra professionisti su un modello studiato ad hoc.

Ora che le posizioni di tutti sono note, comincia la ricerca delle soluzioni e, intanto, alcuni temi sensibili già stanno creando un acceso dibattito. Basti pesare alla reintroduzione delle tariffe minime, un "labirinto" da bocciare senza appello secondo l'Antitrust, uno strumento necessario per garantire la qualità nell'area tecnica, soprattutto nel caso degli appalti con la pubblica amministrazione, secondo i professionisti.

Alfano, su alcuni aspetti, ha indicato la direzione: una riforma generale e la definizione dello Statuto dei professionisti, e poi una serie di interventi per ogni signola categoria. Sul tema delle tariffe, pensa di reintrodurle ma con meccanismi facilmente comprensibili anche per non addetti ai lavori, e per le società tra professionisti, invece, pone l'accento sulla necessità di mantenere integro il rapporto fiduciario.

Mentre il dibattito cresce, va aumentando l'aspettativa per l'incontro di giovedì: "Finalmente qualcosa si sta muovendo", afferma Antonio Stella, presidente di Confporfessioni. "Dopo decenni di immobilismo e di provvedimenti a senso unico che hanno penalizzato professionisti e cittadini – dice Stella – accogliamo con grande interesse l'iniziativa del ministro della Giustizia".

8 aprile 2010

 

 

 

 

 

Alfano: "Riforma degli ordini professionali entro il 2013"

di Federica Micardi

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7 aprile 2010

Alfano: "Riforma chiusa entro il 2013"

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Primi passi verso lo statuto delle professioni

Alfano e Ordini puntano a una riforma condivisa

ORDINI E PROFESSIONI / Quando la riforma parte dal basso

Un percorso necessario per la qualità

Gli avvocati e l'autoriforma:nell'Albo solo i più meritevoli

 

Obiettivo: riforma entro il 2013. Per gli Ordini. Senza dimenticare, seppure con corsie separate, il problema-associazioni.

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, chiama a raccolta le professioni per fare il punto sulla riforma. L'appuntamento è fissato per giovedì 15 aprile e le aspettative sono molte. L'attenzione oggi è puntata sulle tariffe minime. Alfano parla di reintrodurle e già il presidente dell'Antritrust, Antonio Catricalà, durante la puntata di ieri sera di "Ballarò", parla di "un passo indietro" e definisce le tariffe un "labirinto dove solo i professionisti riescono a orientarsi".

Signor ministro, cosa risponde all'Antitrust?

Occorrono tariffe semplici, eque, comprensibili ai cittadini, e chiare. Questa è una premessa. Lavoreremo per trovare tutti insieme il punto di equilibrio. La questione è un'altra: non si può confondere un'asserita tutela nei confronti dei cittadini (asserita e non concretizzata) con una punizione nei confronti dei professionisti. Vogliamo eliminare i risultati paradossali che si sono verificati con la riforma Bersani, che non ha portato per i cittadini benefici e che ha creato un problema di qualità della prestazione. È necessario conciliare il desiderio di tariffe basse, con la qualità, le esigenze del mercato e i vincoli posti dall'Europa.

Quali sono i temi che intende affrontare con i professionisti oltre alle tariffe?

Si parlerà di formazione e società tra professionisti.

Sulla formazione e sulle società tra professionisti avete già delle proposte?

Sarà una scelta condivisa che verrà presa insieme agli attori coinvolti. L'obiettivo è modernizzare il sistema. Come, si vedrà. Per quanto riguarda le società tra professionisti l'importante è non recidere il legame fiduciario tra professionista e cliente, cosa che potrebbe accadere con la spersonalizzazione dei servizi.

Ha già stabilito i tempi per arrivare alla riforma delle professioni?

Il governo, entro la fine di questa legislatura – la scadenza naturale è prevista per il 2013 – intende siglare la riforma delle professioni e lo statuto dei professionisti. Ci sembra un tempo ragionevole per una riforma discussa e attesa da decenni.

L'intenzione è chiara, ma avete anche deciso la direzione da seguire?

La linea di fondo dell'esecutivo dice no a un'insalata mista e sì a principi generali che si possono legare a scelte specifiche. Si può seguire il percorso tracciato per la riforma degli avvocati e puntare su una riforma generale e poi, a seguire, quella per le singole professioni che oggi si trovano ad autogovernarsi con statuti vecchi e arretrati. Per questo puntiamo, da un lato, a modernizzare le singole realtà professionali e, dall'altro, ad approdare a uno statuto.

Avete programmi per le "professioni non regolamentate" escluse dall'incontro del 15 aprile?

Entro la fine della legislatura intendiamo affrontare anche l'insieme delle professioni non regolamentate, ma in un contesto distinto da quello delle professioni ordinistiche.

I commercialisti: "Puntare su accesso selettivo"

I consulenti: "Priorità a tariffe e pubblicità"

Gli architetti: "Revisione delle tariffe minime negli appalti"

I periti industriali: "Rivedere la deontologia"

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7 aprile 2010

 

 

 

La linea degli Ordini / Commercialisti

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7 aprile 2010

Claudio Siciliotti, presidente del consiglio nazionale dei dottori commercialisti"Puntare su accesso selettivo, "specialità" e formazione"

Un segnale importante dopo tanti anni di discussioni finite su binari morti. Per Claudio Siciliotti, presidente del consiglio nazionale dei dottori commercialisti (nella foto), l'appuntamento del 15 aprile parte su buone premesse. "Le leve su cui oggi si punta non sono più l'allargamento di un mercato già pieno, il favorire la concorrenza a tutti i costi e l'aprire ai giovani; oggi bisogna tutelare la qualità con accesso selettivo, formazione e specializzazione.

È anche necessario fare chiarezza sui titoli: è professionista chi ha superato un esame di Stato".

7 aprile 2010

 

 

 

La linea degli Ordini / Consulenti

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7 aprile 2010

Marina Calderone, presidente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro"Le priorità sono tariffe, pubblicità e regole sulle società"

Tariffe, pubblicità e società multidisciplinari: sono questi, secondo Marina Calderone, presidente del consiglio nazionale dei consulenti del lavoro (nella foto), i temi che oggi stanno a cuore alle professioni. E sono gli argomenti da affrontare nell'incontro con Alfano. "Un incontro rivolto agli Ordini che rappresento come presidente Cup – dice Calderone – per fare il punto sulle esigenze dei singoli ordini visto che un quadro di riforma generale, con la conclusione dell'indagine conoscitiva, dovrebbe già essere stato tratteggiato".

7 aprile 2010

 

 

 

La linea degli Ordini / Architetti

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7 aprile 2010

Massimo Gallione, presidente dei 140mila architetti italiani"Al centro la revisione delle tariffe minime negli appalti"

Un'accelerazione verso la riforma. È questo, secondo Massimo Gallione (nella foto), presidente dei 140mila architetti italiani, il senso dell'incontro con Alfano. "Entro quest'anno – afferma – mi aspetto il testo definitivo per rinnovare il sistema generale ed entro fine 2011 le modifiche per le singole professioni. È importante intervenire sulle tariffe minime: l'assenza di vincoli ha portato a ribassi medi del 50% negli appalti della Pa. Proponiamo il sistema tedesco: tariffe minime con un premio per chi sta sotto quanto preventivato".

7 aprile 2010

 

 

 

La linea degli Ordini / Periti industriali

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7 aprile 2010

Giuseppe Jogna, presidente dei periti industriali"La deontologia non va legata a un sistema di autogoverno"

Per Giuseppe Jogna, presidente dei periti industriali (nella foto), l'appuntamento con Alfano è l'occasione per "porre un freno ai danni causati dall'abolizione delle tariffe minime, soprattutto negli appalti; fare chiarezza sui percorsi di fomazione per le lauree triennali e pensare a un nuovo ordine di tecnici laureati per l'ingegneria dove convogliare i dottori iunior e i periti". Queste le richieste cui si aggiunge una domanda "fuori dal coro". "Va rivista la deontologia che non può restare in capo a un sistema di autogoverno".

7 aprile 2010

 

 

 

 

 

 

 

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